26 ottobre 2008

Requiem for a dream, part #3

(Uno scricchiolio leggero nell'immenso Silenzio della Grande Montagna. L'aquila osserva la piccola sagoma ricurva di un ragazzo, zaino in spalla, che risale il fianco del gigante bianco perlaceo. Punta dritto verso un piccolo spiazzo tra due picchi, su uno di questi la maestosa aquila continua ad osservarlo dall'alto del suo nido, con attenzione affamata.)

Sento la ghiaia che scricchiola sotto i miei piedi e finalmente raggiungo lo spiazzo tra i due picchi, avvicinandomi a quello sulla sinistra. Un'aquila si allontana dalla cima dopo avermi osservato per qualche istante. Lanciando il suo grido millenario nel cielo turchese nuota nell'aria rarefatta - e chissà dove andrà, chissà dove andrà la mia aquila balzando giù dal suo eremo di marmo bianco..
Poso la mia attrezzatura nell'apertura sulla base del picco e subito mi metto comodo. Seduto, davanti a me il Vuoto, osservo la magnifica vista e la mia anima urla di gioia. Sorrido, le braccia appoggiate sulle ginocchia, le mani che si sfiorano, quasi in una preghiera alla creazione. Il posto è veramente magnifico - il cielo, il colore della montagna, il silenzio spirituale. E poi il panorama più sotto, batuffoli bianchi di civiltà e poi un mare immenso - lo sguardo che scorre dal basso verso l'alto, la linea dove le acque si congiungono con il celeste e poi di nuovo su in direzione dello Zenit delle nostre vite.
Mi guardo intorno. Vedo che nell'altro picco si apre un'entrata, proprio come nel mio, ma l'apertura è più estesa. Vedo due piani, come in una casa - e segni della presenza dell'uomo: coperte, vestiti stesi, un giaciglio.
Ad un certo punto vedo un'uomo che sbuca fuori da un tendaggio al secondo piano, in braccio un neonato. Scende le scale arrivando al primo piano, esce dall'apertura e si ferma ad osservare il panorama con sguardo felice. Poi, vedendomi, si avvicina e mi siede accanto.

"Hi" faccio io.
"Hi, da dove vieni?" mi risponde, come se sapesse perfettamente che sono italiano. Ma io immagino che lui venga da qualche paese anglosassone, un pò per l'aspetto, un pò per l'accento con cui mi ha posto quella domanda.
Continuo a parlare in inglese.
"Italy"
"Ahh Italy, yes.. i know"

Ci voltiamo quasi simultaneamente e continuamo ad osservare il mondo giù sotto, sorridendo. Qualcosa di potente ci lega, anche se non ci conosciamo.

Sto per cominciare a fargli domande e raccontargli il mio viaggio ma una voce mi trascina fuori dal sogno - mia madre che mi sveglia.
Poco dopo aver ricordato il sogno sento una sorta di delusione, avrei voluto parlare con il viandante e sapere cosa l'ha portato in quel posto meraviglioso, conoscere sua moglie, la sua compagna se era lì, giocare con suo figlio, parlare di ogni cosa tranquillamente - piccoli umani nell'abbraccio della Grande Montagna in un giorno di Sole. O semplicemente stare a guardare il mondo più sotto, straordinariamente chiaro e vivido nonostante l'altitudine. E poi la notte e le costellazioni e il Grande Spirito che avrebbe vegliato su di noi. E vedere l'aquila che ritorna al suo nido sopra il mio rifugio, in sintonia con gli umani, l'empatia.

Tornerò. Ho un sacco di cose da raccontarti, amico.

"Oh, come si desidera a volte poter scappare dall'insulsa monotonia dell'umana eloquenza, dalle frasi sublimi, per cercare rifugio nella natura, apparentemente così silenziosa, oppure nel mutismo di fatiche lunghe ed estenuanti, del sonno profondo, di musica vera o dell'umana comprensione zittita dall'emozione!"

Boris Pasternak - Il Dottor Zivago

Puntate precedenti: #1 | #2



Today's Song: Emerson Lake & Palmer - Lucky Man



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