In piedi, osservo dall'alto un gruppo di ragazzini che corrono e giocano più sotto. Sono nella via che esce da casa mia, ma è totalmente diversa: sotto i miei piedi e davanti a me scorre una lunga galleria inclinata verso il basso, verso la via traversa dove scorrazzano le piccole anime, illuminata da qualche stella eterna che potrebbe essere il Sole - e probabilmente lo è - e la galleria è gremita di enormi e piccoli macigni, mi ricorda una strada di montagna percorsa nel vivo della mia infanzia. Una strana atmosfera. Mentre fisso il fondo del cunicolo, nella semi-oscurità la quarta persona singolare mi agita davanti al naso un macigno di forma vagamente cubica:
«Tieni, scrivici sopra una poesia e non preoccuparti di quanto sia lunga, tanto ci sono un sacco di massi qua intorno. Poi falla rotolare giù per questa via, verso quei bambini.»
Perplesso, guardo la figura, ma non scorgo altro che una sagoma scura senza volto, che poco dopo scompare nell'ombra, impercettibile. Mi sto già chiedendo con cosa diavolo dovrei scrivere su quel masso, poi mi ricordo di avere un pennarello indelebile nero - "il pennarellone" - lo tiro fuori da chissà dove e comincio a scrivere a lettere-cubitali-sul-cubo-scuro.
La cinepresa si inceppa, rumori da lavori in corso provenienti dalla strada mi risvegliano e non ricordo altro se non la visione di un foglio
piegato in quattro parti, il segnalibro
che uso e dove mi appuntavo pensieri, sogni, parole che mi colpivano nella lettura. Non capisco che significato abbia, come il sogno, ma so che dovrò sempre tenerlo con me e non gettarlo. Una strana sensazione.. quasi come se separarmene significasse buttare una parte dei miei sogni.. una parte di me.
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Today's Song: la stessa di ieri :|
5 marzo 2008
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