30 giugno 2010

Il sovrano di Barp

Così ci ritroviamo a cavalcare la strada verso i sogni dolomitici, lanciando dalla macchina in corsa vecchi giornali con ansie e preoccupazioni in prima pagina, rubriche routinarie e annunci su come vincere un esaurimento nervoso al giorno. Un momento prima palleggi ancora i pensieri di casa lungo i tratti di un'autostrada fin troppo battuta, il momento dopo ti ritrovi ad incollare i tuoi occhi estasiati su bastioni maestosi, schizzati dal cuore della terra su verso l'alto - pare che dicano amico noi ce ne stiam su a bere idromele assieme al vecchio saggio, che vende ammorbidente e non chiede mai come stai; yiihaaa! - e questi sono i monti giovani che ancora se la spassano, sotto lo sguardo mite dei vecchi giganti che ricordano con nostalgia i primi bei milioni di anni della loro gioventù.

L'uomo arrivò più tardi, preso per la gola dal nettare che questi luoghi sono in grado di stillare. Un nutriente prezioso per la sua anima. Cominciarono ben presto ad apparire castelli di carte abbarbicati alle caviglie dei vecchi giganti, quest'ultimi adagiati sulle loro rocciose chiappe a guardare di sottecchi i piccoli esseri umani - poi ci furono pellegrinaggi, invasioni, feste e banchetti, e ancora i giganti osservavano quegli esserini minuscoli, con il mento appoggiato sul palmo della mano, bofonchiando.

Signorotti di Orzes, di Peron, di Giove, di Libano. Il sovrano di Barp riapriva gli occhi di buon ora la mattina, sbatteva ripetutamente le palpebre appesantite e si metteva a sedere sul maestoso letto a baldacchino. Prrrr! Con il braccio faceva la sua pernacchia rituale e sorrideva alla fresca mattinata, per poi accorgersi della donzella primae noctis a fianco, la quale ancora dormiva gettando torpore medievale sul cuscino. A questo punto il sovrano di Barp era nuovamente solleticato dal desiderio di fare un'altra pernacchia, ma desisteva e scendeva dal letto - coperto dalla sua veste di ermellino si avvicinava alla balconata, stiracchiandosi e bofonchiando. In silenzio, osservava i castelli della natura, ammantati della foschia del mattino. E puntualmente gli veniva incontro il servitore a parlargli di quel che si preparava a fare il vicino: sire, il conte di Sospirolo dichiarerà guerra ai predoni delle donne frigide - mio sire, il conte di Sospirolo partirà tra due ore per una battuta di caccia all'anastrana - ritengo di dover informare sua maestà del fatto che il suo vicino, conte di Sospirolo, si appresta a reclutare avventurieri per liberare la caverna di Voltisparagi dai feroci maiali bianchi - ed ogni volta il sovrano di Barp prorompeva in una fragorosa risata, tenendosi il pancione con le mani tozze, cosicché la sua giornata cominciava in allegria.

Tutto questo mentre vedevo i turboreattori e le streghe di Giugno ronzare attorno alle teste dei vecchi giganti, minuscoli spiritelli che i vegliardi scacciavano con gesti scoordinati (bofonchiando, naturalmente).

Non sarebbe male, dopotutto, starsene seduto nella veranda di una fumeria d'oppio di Barp ed osservare le streghe delle Dolomiti - bofonchiando.



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