12 marzo 2008

Dear Ti Jean

Povero piccolo mondo angelico! Già, ti immagino lassù da qualche parte, tra le tue stelle, le stelle della tua Lowell, dove eri nato, la testa china verso l'umanità del nuovo millennio più sotto con aria triste e forse ancora un pò sbronzo nella tua tenerezza. Da quel 12 Marzo di Lowell oramai son passati ben 86 lunghi anni, hai lasciato il samsara che ti stava opprimendo volandotene via sulle tue ali adamantine invisibili nel '69 - tu e Charlie Chaplin sapevate che esistessero - e forse hai trovato la tua fottuta ricompensa nei cieli.. Ho saputo di te che già te n'eri andato, mentre sfogliavo la tua opera più famosa, On the road, gli occhi incollati alle pagine, l'anima affamata che si 
cibava velocemente di inchiostro e ti
pedinava nel tuo girovagare per kilometri e kilometri da una costa all'altra immerso nella tua America, l'America che ti ha cresciuto, l'America che a volte ti ha deluso ma altre volte ti ha fatto camminare in un sogno grazie ai suoi spazi aperti, così selvaggi e misteriosi soprattutto quando eri ragazzo - non avevi bisogno d'altro, se non una Fattoria celestiale, muoverti sui merci della SP, un whiskey da pochi soldi, una donna diversa ogni tanto, allucinazioni e una canzone nel cuore. Quel tuo libro mi colpì come un treno merci, qualcuno tolse una pezza che copriva un buco nella mia esteriorità e permise a ideali e sogni che ancora non avevo
scoperto in me di venir fuori, ondata
magmatica di realtà.

Oggi mi chiedevo perchè diavolo ascoltavo musica jazz da film 
noir in una giornata di Sole come questa (smooth jazz credo ma temo ira funesta degli esperti, 
beh fanculo), o una bop session di Dizzie
Gillespie, mentre rotolavo tranquillamente sull'asfalto attaccato al 
volante del mio mezzo - e pensavo
di vedere ad un certo punto un autostoppista e di prenderlo su 
"Io faccio sempre salire gli autostoppisti
perchè sò cosa significa fare l'autostop" 
, ma non c'è spazio per queste cose, qui. Dio.. è tutto collegato, avrei voluto avere la mia avventura, come la tua, e non si sa mai che forse presto la potrò avere.
Per ora questo piccolo omaggio, scritto spontaneamente (il rotolo 
da telescrivente non ce l'ho) come
a te piaceva scrivere, niente di che ma ti posso dire che il tuo 
ricordo è vivo in me, come anche in altri
ragazzi (pochi) e forse non siamo più la tua generazione Beat ma 
finchè leggeremo i tuoi pensieri forse
potremo un pò riviverla, propagandandoli nel tempo.
Grazie Ti Jean, Jack. Salutami il dottor Sax. 

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