Ancora lacrime di cielo muoiono a terra, al di là del vetro, sul balcone. Forse piangi di nuovo ricordi lassù da qualche parte, tra le nuvole?
Come in quadro, una cucina di fine millennio dove snocciolavi rimembranze della tua infanzia in tempo di guerra - poco più di un ventenne, come me oggi - non so proprio chi dei due se la passava meglio, perchè anch'io ho il mio bel da fare nella guerra contro me stesso. Ma, immagino che bruciare il tempo dietro a gelide sbarre, etichettato come "prigioniero di guerra" da qualche burocrate militare tedesco svaccato come nullafacente su una poltrona trasudante codardia - occupato nello sfregare via dalle vesti macchie di caviale e aloni di umanità - non dev'essere proprio il massimo, sorvegliato poi da secondini dietro i cui occhi severi si nascondevano domande, molte domande, più o meno come le tue.
"Perchè? A che diavolo serve tutto questo? Perchè noi uomini ci tiriamo la fottuta zappa sui piedi, meravigliandoci poi se ci facciamo del male e ci piangiamo sopra?"
...e noi saremmo la razza intelligente.
In quella cucina continuavi a ricordare, tra un singhiozzo e l'altro perchè la malattia ti aveva tolto quella tempra acquisita dopo l'orrore della guerra, la capacità di scansare le pallottole del passato, di quel passato turbolento. Nonna che ti aiutava a raccontare, mentre i miei occhi da tredicenne restavano fissi dentro i tuoi, cercando di leggerne le emozioni.
Eccomi qua, tu non ci sei più, vorrei raccontarti un sacco di cose, un sacco di sogni, un sacco di pensieri, di desideri, di ideali, frammenti della mia vita - piccola coincidenza che mi fa sorridere, che il buon Jack sia nato due giorni dopo di te, negli stessi '22, a Lowell - e costruirò con questo foglio un aeroplanino, piccolo onore all'aviatore che eri; lo lancierò nel vento e nella pioggia ma non si sgualcirà e volerà verso di te, nel cielo di carta.
Continuerò a ricordare non i tuoi ultimi singhiozzi, ma soltanto il tuo canto spensierato e il tuo passo deciso e rumoroso, di ritorno da una partita a carte, al bar, mentre salivi le scale e poi, spalacando la porta di casa tua, ci facevi il solletico sul divano. Noi, ora non più bambini.
Auguri Nonno, stammi bene.
Today's Song: Foo Fighters - Everlong (Skin and Bones Live)
10 marzo 2008
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1 commenti:
Complimenti..bel post..mi ha trasmesso delle forti emozioni..e mi dispiace per tuo nonno..Ciao Ally
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