La grande serata si volge al termine, ancora una volta John Barleycorn si è sacrificato per me (cazzo, doveva morire), tra non molto l'alba inonderà di luce quel piccolo nido di tenebre - ma gli occhi sono aperti, cercano suoni, immagini, affamati di sensazioni frugano nel silenzio che li circonda - Giganti bruni già sonnecchiano lontani, sopra di loro grava l'immenso cielo blu scuro, la luna si fa spazio fioca nella bruma tra le fronde di nodosi alberi neri spogli - al di sotto nell'umanità, luci fiammeggianti scintillano al di là dei campi,
stanchi lampioni debolmente illuminano
la strada sottostante (uno di loro non regge la sua eterna occupazione e si addormenta vicino alla ringhiera), lampadine di festa intermittenti tra le siepi laggiù - Tutto è avvolto nell'abbraccio dell'oscurità, la macchina universale del tempo si è fermata e pare che nessuno abbia voglia di ripararla - chissenefrega, meglio così, mi sento parte di tutta quella piccola alchimia, spengo per un momento la radio che nel frattempo aveva continuato a suonare e ascolto il silenzio eterno, il lungo ronzio così prezioso mentre lontano la civiltà mi scivola accanto nel suo freneticare perfino nella notte d'inchiostro.
Poi, il momento di andare, mi decido ad avvitare il bullone e così il tempo riprende a scorrere - la chiave gira nella toppa, il motore romba, il movimento macchinoso disturba la quiete mentre me ne torno alla vita - il parco se ne starà lì, piccolo baluardo di fantasia e immaginazione, laggiù a dominare la notte eterna dell'uomo.
"E una tenebra ottusa cala su una silhouette che si staglia sola e con la mano dà l'addio al tremebondo futuro del mondo"
Lawrence Ferlinghetti - Boccioni: Mattino e Crepuscolo
Today's Song: Eddie Vedder - Hard Sun
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