19 settembre 2010

L'uomo della luna [parte prima]

Inviato in occasione del concorso letterario Le Parole Giuste della scuola di scrittura di Minimum Fax.
Le parole sono tutto ciò che abbiamo,
perciò è meglio che siano quelle giuste
Raymond Carver


Quella notte c’era la luna piena. Se ne accorse appena superata l’ultima curva prima di uscire dal paese. Aveva raddrizzato il volante e d’un tratto quello splendore gli si era parato davanti, mostrando le proprie nudità come una lucciola di periferia.
«Ma ciao bellezza»
Silenzio.
Soltanto il brusìo del motore che si scolava drink di benzina e la luna che scorreva tra i lampioni fiammeggianti.
Pensò a quel che gli disse la nonna quando era bambino.
“La vedi la luna lassù?”
“Sì”
“Dimmi cosa ci vedi dentro”
“.. non lo so nonna..”
“Non lo vedi? E l’uomo della luna, che porta sulle spalle un sacco”
“Come Babbo Natale, nonna?”
“Come Babbo Natale”
Sorrise. Lui e l’uomo della luna avevano molto in comune.

La strada dritta spaccava in due la notte. I lampioni svettavano ai lati della frattura, come due file di pioppi costeggianti un viale che conduce alla maestosa dimora lunare.
Due piccole luci rosse apparvero in lontananza - gli occhietti di un demone sperduto tra le radure del mondo in superficie. Poi la silhouette di un uomo in bicicletta si fece più chiara. Dopo pochi istanti la figura scivolò dietro un lampione e scomparve alla vista.
Mentre guidava voltò lo sguardo verso la campagna sulla sinistra e intravide la sagoma di un piccolo capanno, che flirtava con le luci creando ombre e linee conturbanti. Magnifico.
«Ricordi quella notte al capanno?» disse, senza allontanare lo sguardo. «Ho forzato la porta e abbiamo spiato all’interno. C’erano due libri ammuffiti e un paio di bottiglie di birra. Non c’erano lumi, ma la luce era sufficientemente forte per vederci, proprio come questa notte.»
Si mise a ridere.
«.. e i libri erano talmente ammuffiti che non si distingueva la copertina. Alcune pagine erano illeggibili e non si capiva che diavolo di libri fossero. Mi sono appoggiato al muro sotto la finestrella e ho cominciato a sfogliare le pagine rimaste, che erano diventati fogli d’argento sotto quella luce. Ah ricorderò sempre cosa lessi... e attraverso la fessura della porta oscillante, come sabbia sottile che filtri attraverso uno strato di rubini, scivolavano fuori musica e incenso di magnifici corpi sconosc...»
All’improvviso un fascio di luce abbagliante gli passò davanti agli occhi, seguito dal suono dirompente di un clacson. Ebbe un sussulto. Voltò lo sguardo davanti a sé, afferrò l’estremità del volante con le due mani e velocemente fece scivolare il volante verso destra. Sentì l’urlo agghiacciante delle gomme sull’asfalto.
Si fermò al bordo della strada, mentre nello specchietto retrovisore l’altra macchina sfrecciava nella direzione opposta strombazzando. Poi si fece di nuovo silenzio.
Aprì la portiera e scese per controllare che tutto fosse a posto. Non sapeva bene che fare, perciò diede un calcio allo pneumatico come aveva visto fare suo padre, da ragazzo. Che poi magari non c’entra un cazzo, pensò. Così, tanto per fare.
Sembrava non ci fosse nulla di che, così ritornò in macchina e ripartì.
Si mise a ridere.
Non c’era altro da fare.
Arrivato al bivio, imboccò la strada che usciva dal paese.
«Forse è anche per questo che non mi piace guidare. Non puoi succhiare tutto il nettare della notte mentre stai trascinando un trabiccolo a 90 all’ora lungo vie del genere. D’accordo, a quest’ora tutti i Michael mangia-hamburger divoratori di reality show probabilmente sono sotto le coperte, a sognare di come diventeranno milionari facendosi la fama di idioti in tv...»
Si interruppe ed ascoltò.
«Eh. Lo so.» disse sorridendo «Ho sempre avuto questo modo di pensare sarcastico da anticonformista e probabilmente dava anche fastidio. Vivi e lascia vivere, bla bla bla... Ma in fondo questo mi è sempre suonato come una sorta di rassegnazione. Dobbiamo cambiare sto schifo di mondo o no?»
Silenzio.
«Dico spesso di voler cambiare il mondo, ma che ho fatto finora? Dhah... lasciamo stare. A che serve tutto questo…»
Restò in silenzio per qualche minuto.

[to be continued...]

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Aspirante scrittore?

orfeoemerso ha detto...

aspirante terrorista, meglio

Anonimo ha detto...

Bravo, al momento fare il terrorista è il lavoro più sicuro ed appagante.

polenta ha detto...

bel blog complimenti

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