28 aprile 2008

We do not ride on the railroad; it rides upon us.

"Qualcuno mi dice: « Mi meraviglio che lei non metta soldi da parte; le piace viaggiare: oggi potrebbe prendere il treno e andare a Fitchburg a visitare il paese ». Io sono più saggio. Ho imparato che il viaggiatore più svelto è quello che va a piedi. Dico a un amico mio: «Supponiamo di fare a chi arriva prima in un dato posto. La distanza è di trenta miglia, la spesa 90 cents, cioè quasi il salario giornaliero di un operaio. Mi ricordo ancora quando gli operai che lavoravano per questa stessa ferrovia percepivano 60 cents al giorno. Bene, io parto adesso, a piedi, e arriverò là prima di notte: ho viaggiato per un’intera settimana a questa velocità. Nel frattempo, tu ti sarai guadagnato i soldi occorrenti per andarvi, e vi arriverai domani o forse stasera se avrai la fortuna di trovare un buon lavoro. Cioè, invece di andare subito a Fitchburg, resterai qui a lavorare, per quasi tutta la giornata. E in questo modo, credo che ti precederei anche se la ferrovia facesse il giro del mondo. Quanto poi a vedere la campagna e acquistare esperienze di questo genere, ti supererei tanto che poi dovrei rompere completamente la nostra amicizia». Questa è la legge universale che nessuno può mai superare e che, riguardo la ferrovia, si può dire sia applicabile in lungo e in largo. Fare una ferrovia intorno al mondo, utile a tutti, è come graduare la superficie del pianeta. Gli uomini hanno l’oscura convinzione che – se continueranno abbastanza a lungo in questa attività di capitali sociali e lavoro manuale – tutti, alla fine, potranno andare in qualche parte, in pochissimo tempo e senza spese; ma sebbene una folla si precipiti alla stazione e il bigliettaio gridi « in carrozza », appena si sarà dissipato il fumo e condensato il vapore, si vedrà che quelli che si trovano sul treno sono pochi, e che gli altri sono rimasti sotto le ruote: ciò si chiamerà e sarà «un tragico incidente». Certamente potranno viaggiare quelli che si sono guadagnati i soldi del biglietto se pure vivranno tanto; ma per allora, probabilmente, avranno perduto l’elasticità e il desiderio di viaggiare. Questo gettare via la maggior parte della vita umana guadagnando danaro per godere di una libertà piuttosto dubbia nel periodo meno prezioso dell’esistenza, mi fa ricordare quell’inglese che andò in India a fare fortuna per poi tornare in Inghilterra e fare la vita del poeta. Avrebbe dovuto rinchiudersi subito in una soffitta. « Come! » esclama una gran massa di irlandesi balzando in piedi da tutte le capanne della terra, « non è forse una buona cosa questa ferrovia che abbiamo costruito? » « Si » rispondo, « relativamente buona, cioè in quanto avreste anche potuto fare di peggio; ma poiché siete miei fratelli, avrei voluto che impiegaste meglio il vostro tempo, invece che lavorare in questo sudiciume. »"

Henry David Thoreau - Walden




Today's Song: The Who - The Real Me (from Quadrophenia)



1 commenti:

Spic ha detto...

Un libro che ho letto in gioventu'.. ricordo i viaggi all' universita' sul treno.. con questo libro tra le mani.. quanti ricordi.. quante riflessioni. Bellissimo!!! Da avere nella libreria...

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